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“Habemus Papam”, la storia dei Conclavi del ‘900

Negli ultimi 150 anni non ci sono volute più di 11 votazioni per raggiungere il quorum dei due terzi dei cardinali elettori previsti dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis. Giuseppe Sarto, nel Conclave del 1903, ascese al soglio pontificio col nome di Pio X in 4 giorni, dopo sette scrutini. Nel Conclave del 1914 ci vollero, invece, ben 10 scrutini, spalmati in tre giorni, per eleggere Giacomo della Chiesa, che scelse di chiamarsi Benedetto XV. Gli scrutini lievitarono ancora nel Conclave successivo, quello del 1922 che consacrò Achille Ratti col nome di Pio XI, nuovo Sommo Pontefice, dopo 5 giorni e 14 scrutini. Mentre, al contrario, i cardinali impiegarono soltanto due giorni per eleggere al 3° scrutinio il camerlengo Eugenio Pacelli, che divenne Papa con il nome di Pio XII nel Conclave del 1939. Il suo successore, Angelo Giuseppe Roncalli, nel Conclave del 1958, fu eletto col nome di Giovanni XXIII, dopo 4 giorni e 11 votazioni. Il tempo si assottigliò nel Conclave successivo del 1963 per l’elezione di Giovanni Battista Montini che, in appena 3 giorni e dopo 6 scrutini, divenne Paolo VI. Un Conclave-lampo si rivelò, invece, il primo che si svolse nell’agosto del 1978 che, dopo soli 4 scrutini in due giorni, elesse al soglio pontificio il patriarca di Venezia Albino Luciani col nome di Giovanni Paolo I a distanza di appena 33 giorni.

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Alle ore 7:35 in punto dello scorso 21 aprile, come un fulmine a ciel sereno, il camerlengo cardinale Kevin Joseph Farrell, con profondo dolore, ha diffuso a tutti i mass-media la ferale notizia della morte di Papa Francesco, con queste parole: 

Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre.

Papa Francesco

Dopo aver constatato il decesso del pontefice, il Camerlengo proclamerà la cosiddetta “Sede Vacante” e, il governo della Chiesa fino all’elezione del nuovo pontefice, come recita il Cap. 2 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996 – che ha riformato la Romano Pontifice Eligendo di Paolo VI del 1° ottobre 1975 – sarà affidato al Collegio dei Cardinali «solamente per il disbrigo degli affari ordinari o di quelli indilazionabili, e per la preparazione di quanto è necessario all’elezione del nuovo Pontefice». Così come disposto da questa Costituzione Apostolica

Durante la Sede Vacante, tutto il potere civile del Sommo Pontefice, concernente il governo della Città del Vaticano, spetta al Collegio dei Cardinali, il quale tuttavia non potrà emanare decreti se non in caso di urgente necessità e per il solo tempo della vacanza della Santa Sede. Tali decreti saranno validi per il futuro solamente se il nuovo Pontefice li confermerà.

Durante la Sede Vacante, il potere legislativo, esecutivo e giudiziario dello Stato della Città del Vaticano sono esercitati, infatti, con dei precisi limiti dal Collegio Cardinalizio sanciti da Giovanni Paolo II con la Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano cheall’Art. 1 § 2 recita:

Durante il periodo di Sede vacante, gli stessi poteri appartengono al Collegio dei Cardinali, il quale tuttavia potrà emanare disposizioni legislative solo in caso di urgenza e con efficacia limitata alla durata della vacanza, salvo che esse siano confermate dal Sommo Pontefice successivamente eletto a norma della legge canonica.

A partire dall’inizio della Sede Vacante, infatti, tutte le cariche, a cominciare da quella del Segretario di Stato di Sua Santità, ricoperta attualmente dal card. Pietro Parolin, come prevede il paragrafo 1 del canone 401 del Codice di Diritto Canonico, decadranno per tutta la durata della Sede Vacante. Spetterà, poi, al nuovo Papa, decidere se confermare o meno tutti i capi dei vari dicasteri prima di procedere, gradualmente, alla sostituzione di quanti sono in scadenza per raggiunti limiti d’età, avendo ormai compiuto settantacinque anni – come prevede il canone 401 (§ 1) del Codice di Diritto Canonico – oppure hanno concluso il loro mandato, in genere di durata quinquennale, suscettibile tuttavia di essere rinnovato. Ecco cosa dispone al riguardo la normativa vigente contenuta nell’art. 14 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis,

A norma dell’art. 6 della Costituzione apostolica Pastor Bonus, alla morte del Pontefice tutti i capi di Dicasteri della Curia Romana, sia il Cardinale Segretario di Stato sia i Cardinali Prefetti sia i Presidenti Arcivescovi, come anche i membri dei medesimi Dicasteri cessano dall’esercizio del loro ufficio. Viene fatta eccezione per il Camerlengo di Santa Romana Chiesa e il Penitenziere Maggiore, che continuano a svolgere gli affari ordinari, sottoponendo al Collegio dei Cardinali ciò che avrebbe dovuto essere riferito al Sommo Pontefice.

Allo stesso modo, conformemente alla Costituzione apostolica Vicariae Potestatis (n. 2 §1), il Cardinale Vicario Generale per la diocesi di Roma non cessa dal suo ufficio durante la vacanza della Sede Apostolica e, parimenti, non cessa per la sua giurisdizione il Cardinale Arciprete della Basilica Vaticana e Vicario Generale per la Città del Vaticano.

A questo punto cessano dal proprio ufficio tutti i capi dei Dicasteri della Curia Romana, sia il Cardinale Segretario di Stato, sia i Cardinali Prefetti, sia i Presidenti Arcivescovi, compresi i vari membri dei medesimi Dicasteri, quali i Cardinali e i Vescovi che compongono il Dicastero. Dunque, durante la “Sede Vacante”, oltre al vicario del papa per la diocesi di Roma, card. Baldassare Reina, rimarranno in carica il decano del Sacro collegio, cardinale Giovanni Battista Re, a cui spetterà il compito di convocare i cardinali elettori in conclave, il sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato mons. Giovanni Angelo Becciu ed il camerlengo, card. Kevin Joseph Farrell, che a tutti gli effetti assume il compito di presiedere la Sede vacante tra la fine di un pontificato e la conclusione del conclave, responsabile dell’amministrazione delle finanze della Curia e dei beni temporali della Santa Sede, la cosiddetta camera thesauraria.

Quindi, dopo aver constatato l’avvenuta morte del Pontefice in carica, alla presenza del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontifice, dei Prelati Chierici e del Segretario e Cancelliere della stessa Camera Apostolica, che provvederà a compilare il relativo documento, procede alla rimozione dell’anello del pescatore dal dito anulare della mano destra del Papa e provvede all’annullamento del sigillo papale presente sull’anello adoperato per siglare i documenti e le lettere apostoliche.

Dopodiché deve assicurarsi di sigillare accuratamente lo studio e la camera da letto del pontefice «disponendo che il personale abitualmente dimorante nell’appartamento privato vi possa restare fino a dopo la sepoltura del Papa, quando l’intero appartamento pontificio sarà sigillato».

Quindi provvede a darne comunicazione al cardinale vicario di Roma (in questo caso il card. Vallini), a cui poi spetterà il compito di renderla nota “al Popolo Romano con speciale notificazione; e parimenti al Cardinale Arciprete della Basilica Vaticana”. Quindi, il Camerlengo prende

possesso del Palazzo Apostolico Vaticano e, personalmente o per mezzo di un suo delegato, dei Palazzi del Laterano e di Castel Gandolfo, ed esercitarne la custodia e il governo; […] curare, a nome e col consenso del Collegio dei Cardinali, tutto ciò che le circostanze consiglieranno per la difesa dei diritti della Sede Apostolica e per una retta amministrazione di questa. È infatti compito del Camerlengo di Santa Romana Chiesa, in periodo di Sede Vacante, di curare e amministrare i beni e i diritti temporali della Santa Sede, con l’aiuto dei tre Cardinali Assistenti, premesso, una volta per le questioni meno importanti, e tutte le volte per quelle più gravi, il voto del Collegio dei Cardinali.

Durante la Sede Vacante, inoltre, a norma del Cap. VII della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis,

si avranno due specie di Congregazioni dei Cardinali: una generale, cioè dell’intero Collegio, fino all’inizio dell’elezione e l’altra particolare. Alle Congregazioni generali devono partecipare tutti i Cardinali non legittimamente impediti, non appena sono informati della vacanza della Sede Apostolica. Tuttavia ai Cardinali, che a norma del n. 33 di questa Costituzione non godono del diritto di eleggere il Pontefice, è concessa la facoltà di astenersi, se lo preferiscono, dalla partecipazione a tali Congregazioni generali.

La Congregazione particolare è costituita dal Cardinale Camerlengo di Santa Romana Chiesa e da tre Cardinali, uno per ciascun Ordine, estratti a sorte tra i Cardinali elettori già pervenuti a Roma. L’ufficio di questi tre Cardinali, detti Assistenti, cessa al compiersi del terzo giorno, ed al loro posto, sempre mediante sorteggio, ne succedono altri con il medesimo termine di scadenza anche dopo iniziata l’elezione.

Durante il periodo dell’elezione le questioni più importanti, se necessario sono trattate dall’assemblea dei Cardinali elettori, mentre gli affari ordinari continuano ad essere trattati dalla Congregazione particolare dei Cardinali.

Dopo i cosiddetti novendiali, ovvero i nove giorni consecutivi di lutto, verificata la presenza a Roma di tutti i cardinali elettori, i lavori del conclave avranno luogo prima dei fatidici 15 giorni – prorogabili fino ad un massimo di 20 – previsti dall’apposito art. 37 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, laddove si dispone che:

dal momento in cui la Sede Apostolica sia legittimamente vacante, si attendano per quindici giorni interi gli assenti prima di iniziare il Conclave; lascio peraltro al Collegio dei Cardinali la facoltà di anticipare l’inizio del Conclave se consta della presenza di tutti i Cardinali elettori, come pure la facoltà di protrarre, se ci sono motivi gravi, l’inizio dell’elezione per alcuni altri giorni. Trascorsi però, al massimo, venti giorni dall’inizio della Sede Vacante, tutti i Cardinali elettori presenti sono tenuti a procedere all’elezione.

Spetta poi alla Congregazione preparatoria fissare il giorno e l’ora dell’apertura del Conclave per l’elezione del nuovo successore di Pietro, dopo aver constatato la mancanza di gravi motivi che ne impediscano l’inizio.

I Conclavi del XX Secolo: Una Cronaca di Transizioni, Crisi e Trasformazioni Papali

Il XX secolo, un’era definita da sconvolgimenti geopolitici, progressi scientifici senza precedenti e crisi ideologiche profonde, ha imposto alla Chiesa cattolica sfide inedite. Questi momenti di crisi e transizione si sono manifestati in modo particolarmente acuto nei conclavi, le assemblee cardinalizie deputate all’elezione del nuovo pontefice. Analizzare i conclavi del XX secolo significa, in ultima analisi, decifrare le dinamiche interne alla Chiesa e le sue risposte al mondo in rapida evoluzione.

Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto) 11 anni e 16 giorni, dal 4 agosto 1903 al 20 agosto 1914. Ritorno alle radici della tradizione e la Lotta al Modernismo

Il conclave del 1903, successivo alla scomparsa del longevo Leone XIII, rappresentò un punto di svolta. Leone XIII aveva cercato di navigare le acque agitate della modernità, promuovendo la dottrina sociale della Chiesa e tentando un dialogo con le potenze europee. Tuttavia, alla sua morte, emersero divisioni profonde all’interno del collegio cardinalizio. Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, segretario di Stato di Leone XIII, era considerato il favorito, ma la sua politica filofrancese suscitò l’opposizione delle potenze centrali. L’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, avvalendosi dell’antico diritto di veto (ius exclusivae), formalmente si oppose all’elezione di Rampolla, un atto che sollevò un’ondata di indignazione tra i cardinali. L’elezione di Giuseppe Sarto, che prese il nome di Pio X, segnò la fine di un’era. Pio X, profondamente conservatore, abolì formalmente il diritto di veto l’anno successivo, un gesto che rafforzò l’indipendenza della Chiesa dalle ingerenze politiche esterne. Questo conclave, quindi, non fu solo un’elezione, ma un confronto tra tradizione e modernità, e un passo cruciale verso l’autonomia papale.

Il pontificato di Pio X (1903-1914), al secolo Giuseppe Sarto, rappresenta una fase cruciale nella storia della Chiesa Cattolica, segnata da un forte impulso alla riforma interna e da una decisa lotta contro le correnti moderniste. Il suo pontificato è caratterizzato da un profondo spirito pastorale, da un ritorno alle radici della fede e da un impegno per la santificazione del clero e dei fedeli. Pio X è venerato come santo per la sua vita esemplare e per il suo contributo alla rinnovazione spirituale della Chiesa.

Eletto in un periodo di profonde trasformazioni sociali e culturali, Pio X comprese subito la necessità di rinnovare la vita della Chiesa, riportandola alle sue radici evangeliche. Il suo motto, “Instaurare omnia in Christo” (Rinnovare tutte le cose in Cristo), esprimeva il suo programma di riforma, che mirava a ristabilire la centralità di Cristo nella vita dei cristiani e nella società.

Pio X promosse una profonda riforma della liturgia, incoraggiando la partecipazione attiva dei fedeli alla Messa e favorendo la pratica della comunione frequente, anche per i bambini. Sostenne il canto gregoriano e la musica sacra, come espressioni privilegiate della preghiera liturgica.

Il suo pontificato fu caratterizzato da un forte impegno per la formazione del clero. Promosse la riforma dei seminari, insistendo sulla necessità di una solida preparazione teologica e spirituale dei futuri sacerdoti. Sostenne la catechesi e l’educazione cristiana dei bambini e dei giovani, incoraggiando la diffusione del catechismo e la creazione di scuole cattoliche.

Pio X fu un deciso oppositore del modernismo, una corrente di pensiero che, secondo il papa, minacciava le fondamenta stesse della fede cattolica. Il modernismo, infatti, metteva in discussione la storicità dei Vangeli, l’autorità della Chiesa e la validità dei dogmi. Pio X condannò il modernismo con l’enciclica Pascendi Dominici gregis (1907) e con il decreto Lamentabili sane exitu (1907), adottando misure severe per contrastarne la diffusione.

La lotta al modernismo, pur necessaria per difendere l’integrità della fede, suscitò anche critiche e controversie. Alcuni accusarono Pio X di eccessivo rigore e di aver soffocato il dibattito teologico e la ricerca intellettuale.

Nonostante le critiche, Pio X rimane una figura di riferimento per la Chiesa Cattolica. Il suo pontificato fu un periodo di intensa attività riformatrice e di profondo rinnovamento spirituale. Il suo impegno per la santificazione del clero e dei fedeli, la sua difesa della fede e la sua promozione della liturgia hanno lasciato un segno indelebile nella storia della Chiesa. Pio X fu un papa santo, un pastore zelante e un difensore della verità. La sua santità è un riconoscimento del suo amore per Cristo e per la sua Chiesa.

Benedetto XV (Giacomo della Chiesa) 7 anni e 141 giorni, 3 settembre 1914 al 22 gennaio 1922. Guerra e Pace

Il conclave del 1914 si svolse nell’ombra incombente della Prima Guerra Mondiale. L’Europa era sull’orlo del baratro, e i cardinali erano consapevoli dell’urgenza di eleggere un pontefice capace di guidare la Chiesa in un momento di crisi senza precedenti. L’elezione di Giacomo della Chiesa, che scelse il nome di Benedetto XV, fu una scelta pragmatica. Il pontificato di Benedetto XV (1914-1922), al secolo Giacomo della Chiesa, si svolse interamente durante la Prima Guerra Mondiale e nel difficile periodo immediatamente successivo. Il suo pontificato fu caratterizzato da un instancabile impegno per la pace, da un’azione umanitaria a favore delle vittime della guerra e da una lucida analisi delle cause del conflitto. Benedetto XV fu un papa profetico, la cui voce risuonò nel fragore della guerra, invocando la fine delle ostilità e la costruzione di un nuovo ordine internazionale basato sulla giustizia e sulla fratellanza.

Eletto allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Benedetto XV comprese subito la gravità del momento storico e si pose come obiettivo primario quello di porre fine al conflitto. Fin dall’inizio, si dichiarò neutrale, ma non rimase indifferente di fronte alle sofferenze causate dalla guerra. Lanciò numerosi appelli ai capi di stato delle potenze belligeranti, invitandoli a deporre le armi e a cercare una soluzione pacifica al conflitto. La sua neutralità fu spesso fraintesa e criticata, ma il suo obiettivo era quello di poter agire come mediatore tra le parti in conflitto e di proteggere i cattolici che si trovavano su entrambi i fronti.

Nel 1917, Benedetto XV presentò un piano di pace, noto come “Nota dei Sette Punti”, che prevedeva la riduzione degli armamenti, la libertà dei mari, la soluzione delle controversie territoriali attraverso negoziati e la creazione di un’organizzazione internazionale per garantire la pace futura. La sua proposta, purtroppo, non fu accolta dalle potenze belligeranti, che erano determinate a proseguire la guerra fino alla vittoria finale.

Nonostante il fallimento dei suoi tentativi di mediazione, Benedetto XV non si scoraggiò e continuò a lavorare instancabilmente per alleviare le sofferenze causate dalla guerra. Organizzò un’imponente opera di assistenza umanitaria a favore dei prigionieri di guerra, dei feriti, dei profughi e delle popolazioni civili colpite dal conflitto. Attraverso la sua diplomazia, favorì lo scambio di prigionieri, l’assistenza ai feriti e la ricerca dei dispersi.

Benedetto XV fu anche un lucido analista delle cause della guerra. Nel suo pensiero, il conflitto era il risultato di un sistema internazionale basato sulla rivalità tra le potenze, sull’esaltazione del nazionalismo e sulla corsa agli armamenti. Sottolineò la necessità di costruire un nuovo ordine internazionale basato sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla cooperazione tra i popoli.

Il suo pontificato fu segnato anche dalla pubblicazione del Codice di Diritto Canonico il 15 settembre 1917, un’opera monumentale che riordinò e codificò la legislazione della Chiesa.

Benedetto XV morì nel 1922, lasciando un’eredità di pace e di impegno umanitario. Il suo pontificato, spesso dimenticato, rappresenta un esempio di coraggio, di lungimiranza e di profonda umanità. Benedetto XV fu un papa profetico, che seppe interpretare i segni del suo tempo e offrire una risposta evangelica alle sfide della guerra e della violenza. La sua voce, un grido di pace nel fragore della guerra, continua a risuonare ancora oggi, invitandoci a costruire un mondo più giusto, più pacifico e più fraterno.

Pio XI (Achille Ratti) 17 anni e 4 giorni, dal 6 febbraio 1922 al 10 febbraio 1939. Tra Questione Romana, Totalitarismi e Giustizia Sociale

L’elezione di Achille Ratti, col nome di Pio XI, nel 1922, avvenne in un’Italia segnata dall’ascesa del fascismo. La “questione romana”, ovvero la disputa tra il papato e lo Stato italiano sorta con l’annessione di Roma al Regno d’Italia nel 1870, rimaneva una ferita aperta. Pio XI, uomo di grande cultura e fine diplomatico, comprese la necessità di risolvere questa questione per garantire la libertà e l’indipendenza della Chiesa. I Patti Lateranensi del 1929, firmati con il governo Mussolini, sancirono la nascita dello Stato della Città del Vaticano, ponendo fine al conflitto secolare. Sebbene l’accordo con il regime fascista fosse controverso, Pio XI lo considerò un male necessario per garantire la sopravvivenza e l’autonomia della Chiesa. La sua enciclica Mit brennender Sorge (1937), in cui condannava il nazismo, dimostrò la sua fermezza nella difesa dei valori cristiani contro le ideologie totalitarie.

Pio XII (Eugenio Pacelli) 19 anni e 221 giorni, dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958. Diplomazia, guerra e il dilemma del presunto “silenzio”

Il conclave del 1939 si svolse in un’atmosfera di crescente tensione internazionale. L’elezione di Eugenio Pacelli, Pio XII, avvenne alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Il pontificato di Pio XII (1939-1958), al secolo Eugenio Pacelli, si colloca in uno dei periodi più drammatici e complessi del XX secolo. Il suo pontificato fu segnato dalla Seconda Guerra Mondiale, dalla successiva Guerra Fredda e dalle sfide di un mondo in rapido cambiamento. La figura di Pio XII è stata oggetto di intense controversie, soprattutto per il suo presunto silenzio di fronte all’Olocausto, ma il suo ruolo storico e il suo contributo alla modernizzazione della Chiesa sono innegabili.

Eletto alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Pio XII cercò fin da subito di scongiurare il conflitto, lanciando ripetuti appelli alla pace e alla diplomazia. Tuttavia, di fronte all’aggressività delle potenze dell’Asse, si trovò a operare in un contesto estremamente difficile e delicato. La neutralità della Santa Sede, da lui strenuamente difesa, era finalizzata a proteggere i cattolici e a mantenere aperta una via di dialogo con i belligeranti.

La questione più controversa del pontificato di Pio XII riguarda il suo atteggiamento nei confronti della Shoah. I suoi critici lo accusano di non aver denunciato pubblicamente e con sufficiente forza lo sterminio degli ebrei da parte del regime nazista. I suoi difensori, invece, sostengono che un intervento diretto avrebbe potuto provocare rappresaglie ancora più gravi contro i cattolici e gli ebrei nei territori occupati. Sottolineano inoltre che la Chiesa, attraverso canali diplomatici e azioni clandestine, salvò migliaia di ebrei, nascondendoli in conventi, monasteri e istituzioni ecclesiastiche.

È un dibattito complesso, che ancora oggi suscita passioni e richiede un’analisi approfondita delle fonti storiche. È innegabile che Pio XII scelse la via della prudenza e del silenzio, ma è anche vero che la Chiesa, sotto la sua guida, si impegnò concretamente per aiutare le vittime della persecuzione nazista.

Al di là delle controversie, il pontificato di Pio XII fu caratterizzato da importanti iniziative e riforme. Promosse il rinnovamento degli studi biblici, incoraggiando l’uso dei metodi storico-critici per l’interpretazione delle Sacre Scritture. Sostenne l’Azione Cattolica e le altre organizzazioni laicali, promuovendo una maggiore partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. Nel 1950, proclamò il dogma dell’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo, un evento significativo per la devozione mariana.

Pio XII fu anche un pioniere nell’uso dei mezzi di comunicazione moderni per diffondere il messaggio del Vangelo. Utilizzò la radio e la televisione per raggiungere un pubblico sempre più vasto e per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.

Il suo pontificato si concluse nel 1958, lasciando una Chiesa in trasformazione, pronta ad affrontare le sfide del Concilio Vaticano II. La figura di Pio XII rimane complessa e controversa, ma è innegabile il suo ruolo storico nel guidare la Chiesa attraverso un periodo di grandi sconvolgimenti e nel promuovere la sua modernizzazione. Il suo pontificato è un capitolo fondamentale della storia del XX secolo, che merita di essere studiato e compreso nella sua interezza.

Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli) 4 anni e sette mesi, dal 28 ottobre 1958 al 3 giugno 1963. Il “Papa Buono” del Concilio e l’apertura al mondo

Il conclave del 1958 elesse Angelo Roncalli, che scelse il nome di Giovanni XXIII, un papa di transizione che avrebbe cambiato radicalmente il volto della Chiesa. Giovanni XXIII convocò il Concilio Vaticano II (1962-1965), un evento epocale che aprì la Chiesa al dialogo con il mondo moderno, riformando la liturgia, promuovendo l’ecumenismo e rinnovando la dottrina sociale. La sua elezione, inaspettata da molti, segnò l’inizio di una nuova era per la Chiesa cattolica.Il pontificato di Giovanni XXIII, durato meno di cinque anni (1958-1963), è stato uno dei più brevi ma anche uno dei più significativi del XX secolo. Angelo Giuseppe Roncalli, eletto papa in età avanzata, fu inizialmente considerato un pontefice di transizione. Invece, si rivelò una figura carismatica e innovatrice, capace di imprimere una svolta decisiva alla storia della Chiesa Cattolica e di aprire un dialogo fecondo con il mondo contemporaneo. Il suo pontificato, soprannominato “la primavera della Chiesa”, fu caratterizzato da un profondo spirito di apertura, di pace e di rinnovamento.

Eletto nel 1958, Giovanni XXIII sorprese il mondo intero con la sua semplicità, la sua umiltà e il suo sorriso contagioso. Rinunciò ai fasti e ai privilegi tradizionali, preferendo uno stile pastorale più vicino alla gente. Si guadagnò subito l’appellativo di “Papa Buono” per la sua bontà d’animo e la sua capacità di entrare in empatia con gli altri.

Il suo atto più rivoluzionario fu l’indizione del Concilio Ecumenico Vaticano II, annunciato a sorpresa il 25 gennaio 1959. L’obiettivo del Concilio, secondo Giovanni XXIII, era di “aggiornare” la Chiesa, ovvero di renderla più adatta alle esigenze del mondo moderno, senza però tradire la sua essenza e la sua tradizione. Il Concilio non doveva essere un’occasione per condannare gli errori del mondo, ma piuttosto un’opportunità per presentare il Vangelo in modo nuovo e più comprensibile.

Il Concilio Vaticano II, inaugurato nel 1962, rappresentò una vera e propria svolta nella storia della Chiesa. Furono affrontati temi fondamentali come la liturgia, l’ecumenismo, il rapporto con le altre religioni e con il mondo contemporaneo. Il Concilio promosse una maggiore partecipazione dei laici alla vita della Chiesa, un rinnovamento della liturgia, un maggiore impegno per la giustizia sociale e un dialogo più aperto con le altre confessioni cristiane.

Giovanni XXIII fu un convinto sostenitore della pace. L’11 aprile 1963, in piena crisi dei missili di Cuba, lanciò un accorato appello ai leader mondiali per evitare una guerra nucleare. La sua enciclica Pacem in Terris, pubblicata pochi mesi prima della sua morte, è un documento fondamentale per la dottrina sociale della Chiesa, in cui si afferma la necessità di costruire un ordine internazionale basato sulla giustizia, sulla libertà e sulla dignità di ogni persona umana.

La sua morte, avvenuta il 3 giugno 1963, suscitò un’ondata di commozione mondiale. Milioni di persone, credenti e non credenti, riconobbero in lui un uomo di pace, di bontà e di speranza.

Giovanni XXIII lasciò un’eredità immensa. Il Concilio Vaticano II, da lui voluto e iniziato, ha trasformato profondamente la Chiesa Cattolica, aprendola al dialogo con il mondo contemporaneo e promuovendo un rinnovamento spirituale e pastorale. La sua figura rimane un punto di riferimento per tutti coloro che credono nella possibilità di un mondo più giusto, più pacifico e più fraterno.

Paolo VI (Giovanni Battista Montini) 15 anni e 46 giorni, dal 21 giugno 1963 al 6 agosto 1978. Tra riforme conciliare e sfide della modernità nella Tempesta del Post-Concilio

Il conclave del 1963 elesse Giovanni Battista Montini, che scelse il nome di Paolo VI, che si trovò a dover guidare la Chiesa attraverso le complesse acque del post-Concilio. Paolo VI si impegnò a implementare le riforme conciliari, affrontando al contempo resistenze interne e sfide esterne, come la contestazione giovanile e la secolarizzazione crescente. La sua enciclica Humanae Vitae (25 luglio 1968), che ribadiva la condanna della Chiesa alla contraccezione artificiale, suscitò un’ondata di proteste e divisioni all’interno della Chiesa. Il pontificato di Paolo VI (1963-1978) è stato uno dei più complessi e cruciali nella storia della Chiesa Cattolica del XX secolo. Succeduto a Giovanni XXIII, l’artefice del Concilio Vaticano II, Paolo VI si trovò a guidare la Chiesa in un periodo di profonde trasformazioni e turbolenze, cercando di implementare le riforme conciliari e di affrontare le sfide di un mondo in rapido cambiamento. Il suo pontificato fu segnato da un profondo impegno per la pace, il dialogo interreligioso e la giustizia sociale, ma anche da controversie e divisioni interne alla Chiesa.

Eletto nel 1963, Giovanni Battista Montini, assunse il nome di Paolo VI, indicando subito la sua volontà di proseguire il cammino intrapreso dal Concilio Vaticano II. Portò a termine i lavori del Concilio, promulgando le sue costituzioni, decreti e dichiarazioni, che rinnovarono profondamente la liturgia, la teologia e la pastorale della Chiesa. Il suo obiettivo era di attuare il Concilio in modo equilibrato, evitando sia gli eccessi progressisti che le resistenze conservatrici.

Paolo VI fu un pioniere del dialogo interreligioso. Nel 1964, durante il suo viaggio in Terra Santa, incontrò il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Atenagora, un evento storico che segnò una svolta nelle relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Promosse il dialogo con le altre religioni, riconoscendo gli elementi di verità e di bontà presenti in esse.

Il suo impegno per la pace fu costante. Si appellò ripetutamente ai capi di stato e alle organizzazioni internazionali per la cessazione dei conflitti e per la promozione della giustizia. Il 26 marzo 1967, pubblicò l’enciclica Populorum Progressio, un documento fondamentale per la dottrina sociale della Chiesa, in cui denunciava le disuguaglianze economiche tra i paesi ricchi e i paesi poveri e sollecitava una maggiore solidarietà internazionale.

Tuttavia, il pontificato di Paolo VI fu anche segnato da difficoltà e controversie. La riforma liturgica, pur necessaria, generò resistenze e nostalgie per la liturgia tridentina. La crisi della fede, il calo delle vocazioni sacerdotali e le divisioni interne alla Chiesa lo afflissero profondamente.

L’enciclica Humanae Vitae, pubblicata il 25 luglio 1968, fu una delle decisioni più controverse del suo pontificato. In essa, Paolo VI ribadì la dottrina tradizionale della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio e sulla condanna della contraccezione artificiale. L’enciclica suscitò forti reazioni negative in molti ambienti, anche all’interno della Chiesa, e contribuì a polarizzare ulteriormente le posizioni.

Nonostante le difficoltà, Paolo VI guidò la Chiesa con coraggio e determinazione, cercando di rimanere fedele al Vangelo e alle esigenze del mondo contemporaneo. Fu un uomo di profonda spiritualità e di grande umanità, consapevole delle sfide del suo tempo e desideroso di servire la Chiesa e l’umanità.

La sua eredità è complessa e multiforme. Paolo VI è stato un papa di transizione, che ha traghettato la Chiesa attraverso un periodo di profonde trasformazioni. Il suo impegno per la pace, il dialogo interreligioso e la giustizia sociale, così come la sua fedeltà al Concilio Vaticano II, ne fanno una figura di riferimento per la Chiesa del XXI secolo.

Il 1978: l’anno dei tre Pontefici

Il 1978 fu un anno cruciale nella storia del papato. La morte improvvisa di Paolo VI portò all’elezione di Albino Luciani, Giovanni Paolo I, il “papa del sorriso”, il cui pontificato durò solo 33 giorni. La sua morte prematura, in circostanze misteriose, portò a un secondo conclave in ottobre, che elesse il cardinale polacco di Cracovia Karol Wojtyła, Giovanni Paolo II, il primo papa non italiano in 455 anni.

Giovanni Paolo I (Albino Luciani) 33 giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978. Il Breve Pontificato di Giovanni Paolo I: il sorriso di Dio

Il pontificato di Giovanni Paolo I, durato soli 33 giorni nell’autunno del 1978, è uno dei più brevi e enigmatici nella storia della Chiesa Cattolica. Nonostante la sua brevità, il suo impatto e la sua eredità sono significativi, incarnando un’epoca di transizione e seminando semi di riforma che avrebbero germogliato negli anni successivi.

Albino Luciani, patriarca di Venezia, fu eletto papa a sorpresa il 26 agosto 1978, dopo la morte di Paolo VI. La sua elezione fu accolta con stupore e gioia. La sua umiltà, semplicità e il suo sorriso contagioso gli valsero subito il soprannome di “Papa del Sorriso”. Scegliendo il doppio nome di Giovanni Paolo, in onore dei suoi predecessori Giovanni XXIII e Paolo VI, Luciani volle indicare una linea di continuità con il Concilio Vaticano II e con l’impegno per il dialogo con il mondo contemporaneo.

Fin dai primi giorni, Giovanni Paolo I si distinse per il suo stile pastorale semplice e diretto. Rinunciò all’incoronazione papale, preferendo una semplice celebrazione eucaristica. Nei suoi discorsi, utilizzava un linguaggio chiaro e accessibile, ricco di esempi tratti dalla vita quotidiana. Il suo desiderio era di rendere la Chiesa più vicina alla gente, più comprensibile e più accogliente.

Giovanni Paolo I aveva una visione ben precisa del suo ruolo: essere un pastore che guida il suo gregge con amore e umiltà. Voleva affrontare le sfide del mondo contemporaneo con il Vangelo, promuovendo la giustizia sociale, la pace e il dialogo interreligioso. Era particolarmente sensibile alle problematiche del lavoro, della povertà e dell’emarginazione.

La sua morte improvvisa, avvenuta il 28 settembre 1978, sconvolse il mondo. Le circostanze del decesso, avvolte in un alone di mistero, alimentarono teorie del complotto che ancora oggi persistono. Tuttavia, l’inchiesta ufficiale della Chiesa concluse che la morte fu causata da un infarto miocardico acuto.

Nonostante la brevità del suo pontificato, Giovanni Paolo I lasciò un segno indelebile nella memoria della Chiesa. Il suo sorriso, la sua umiltà e la sua semplicità continuano a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. La sua apertura al dialogo, la sua attenzione ai poveri e la sua profonda fede ne fanno un esempio di pastore secondo il cuore di Cristo.

Il pontificato di Giovanni Paolo I, seppur breve, fu un faro di speranza in un periodo di grandi cambiamenti. Il suo “sorriso di Dio” rimane un simbolo di amore, di umiltà e di servizio, un invito a riscoprire la bellezza del Vangelo e a vivere la fede con gioia e semplicità. La sua beatificazione, avvenuta nel 2022, testimonia il riconoscimento della sua santità e il suo ruolo di testimone autentico del Vangelo.

Giovanni Paolo II (Karol Wojtyła) 26 anni e 168 giorni, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile 2005. Un Pontificato Globale tra fede, dialogo e cambiamento

L’elezione di Giovanni Paolo II segnò una svolta epocale. Il suo pontificato, durato quasi 27 anni, ebbe un impatto profondo sulla Chiesa e sul mondo. Il pontificato di Giovanni Paolo II, durato quasi 27 anni (1978-2005), è stato uno dei più lunghi e significativi della storia della Chiesa Cattolica. Karol Wojtyła, il primo papa non italiano dopo quasi 450 anni, ha segnato un’epoca, influenzando profondamente non solo la vita della Chiesa, ma anche il corso della storia mondiale. Il suo pontificato è stato caratterizzato da un instancabile impegno per la fede, la pace, i diritti umani e il dialogo interreligioso.

L’elezione di Giovanni Paolo II nel 1978 rappresentò una svolta. Proveniente dalla Polonia, un paese sotto il regime comunista, Wojtyła portò con sé una profonda conoscenza della sofferenza umana e una ferma convinzione nella dignità della persona. Fin dall’inizio, il suo pontificato fu segnato da una forte spinta missionaria. Intraprese numerosi viaggi apostolici, visitando più di 120 paesi, portando il Vangelo in ogni angolo del mondo e incontrando persone di ogni cultura e religione. Questi viaggi non furono solo occasioni di evangelizzazione, ma anche momenti di dialogo e di incontro con le diverse realtà del mondo.

Giovanni Paolo II fu un instancabile difensore della dignità umana. Si batté per i diritti dei lavoratori, per la giustizia sociale, per la pace e per la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale. Il suo impegno per la libertà religiosa e per i diritti umani contribuì al crollo del comunismo nell’Europa dell’Est. Il suo sostegno al movimento Solidarność in Polonia fu cruciale per la liberazione del paese dal regime sovietico.

Il suo pontificato fu caratterizzato da un forte impegno nel dialogo interreligioso. Incontrò leader di diverse religioni, promuovendo la comprensione e la collaborazione tra i popoli. Lo storico incontro di Assisi nel 1986, dove riunì rappresentanti di tutte le religioni del mondo per pregare per la pace, fu un evento epocale.

Giovanni Paolo II fu anche un grande comunicatore. Utilizzò i media moderni per diffondere il messaggio del Vangelo. Le sue omelie, i suoi discorsi e i suoi scritti hanno toccato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo. Fu un ponte tra la tradizione e la modernità, sapendo parlare ai giovani e affrontare le sfide del mondo contemporaneo.

Nonostante la sua popolarità e il suo carisma, il pontificato di Giovanni Paolo II non fu esente da critiche. Alcuni lo accusarono di conservatorismo su alcune questioni morali e di una gestione autoritaria della Chiesa. Tuttavia, è innegabile il suo ruolo storico nel rafforzare la Chiesa Cattolica e nel promuovere i valori evangelici nel mondo.

La sua morte nel 2005 suscitò un’ondata di commozione mondiale. Le immagini di milioni di persone in preghiera a Piazza San Pietro testimoniarono l’affetto e la stima che il mondo intero nutriva per questo papa straordinario.

Giovanni Paolo II è stato beatificato nel 2011 e canonizzato nel 2014. La sua figura rimane un punto di riferimento per la Chiesa Cattolica e per tutti coloro che credono nella dignità della persona umana, nella giustizia sociale e nella pace tra i popoli. Il suo pontificato è stato un esempio di coraggio, di fede e di amore per l’umanità, un’eredità che continua a ispirare il mondo di oggi.

Conclusioni

I conclavi del XX secolo sono stati momenti cruciali nella storia della Chiesa cattolica. Essi riflettono le sfide e le trasformazioni di un’epoca complessa, dalla fine dei veti imperiali all’apertura al mondo del Concilio Vaticano II, dalla crisi della Seconda Guerra Mondiale all’ascesa di figure carismatiche come Giovanni Paolo II. Analizzare questi eventi significa comprendere la capacità della Chiesa di adattarsi ai cambiamenti storici e di continuare a svolgere il suo ruolo di guida spirituale per milioni di persone in tutto il mondo. I conclavi del XX secolo, quindi, sono una finestra privilegiata sulla storia del papato e della Chiesa cattolica in un’era di trasformazioni senza precedenti.


Ecco, qui di seguito, la Storia dei Conclavi realizzato dalla trasmissione televisiva “La Grande Storia Magazine” con lo speciale intitolato: “Habemus Papam. Le elezioni pontificie da S. Pietro a Benedetto XVI” che, attraverso filmati d’archivio, materiale iconografico dei Musei Vaticani e documenti dell’Archivio Segreto Vaticano, racconta i conclavi medievali, come quello di Viterbo durato ben 33 mesi, fino a quelli del Novecento ripresi da cineprese e tv di tutto il mondo. 

Negli ultimi 150 anni non ci sono volute più di 11 votazioni per raggiungere il quorum dei due terzi dei cardinali elettori previsti dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis. Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, fu eletto Papa nel Conclave del 1846 con appena 4 scrutini in 2 giorni. Trentadue anni dopo, nel Conclave del 1878, bastarono addirittura 3 scrutini in appena 2 giorni a Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci per diventare Papa Leone XIII.
Giuseppe Sarto, nel Conclave del 1903, ascese al soglio pontificio col nome di Pio X in 4 giorni, dopo sette scrutini. Nel Conclave del 1914 ci vollero, invece, ben 10 scrutini, spalmati in tre giorni, per eleggere Giacomo della Chiesa, che scelse di chiamarsi Benedetto XV. Gli scrutini lievitarono ancora nel Conclave successivo, quello del 1922 che consacrò Achille Ratti col nome di Pio XI, nuovo Sommo Pontefice, dopo 5 giorni e 14 scrutini. Mentre, al contrario, i cardinali impiegarono soltanto due giorni per eleggere al 3° scrutinio il camerlengo Eugenio Pacelli, che divenne Papa con il nome di Pio XII nel Conclave del 1939. Il suo successore, Angelo Giuseppe Roncalli, nel Conclave del 1958, fu eletto col nome di Giovanni XXIII, dopo 4 giorni e 11 votazioni. Il tempo si assottigliò nel Conclave successivo del 1963 per l’elezione di Giovanni Battista Montini che, in appena 3 giorni e dopo 6 scrutini, divenne Paolo VI. Un Conclave-lampo si rivelò, invece, il primo che si svolse nell’agosto del 1978 che, dopo soli 4 scrutini in due giorni, elesse al soglio pontificio il patriarca di Venezia Albino Luciani col nome di Giovanni Paolo I a distanza di appena 33 giorni, com’è noto, dal 14 al 16 ottobre 1978, si svolse un nuovo Conclave che, dopo otto scrutini, elesse Sommo Pontefice l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla, che assunse il nome di Giovanni Paolo II.

© Staff di Report Novecento, 2025

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